Mentre Mario Monti lanciava #rimontiamo prendendo l’incarico di primo ministro io ricevevo questa mail
.. che ne dite se creassimo un metablog o aggregatore che raggruppi i nostri blog già attivi?
L’aggregatore si aggiornerebbe in automatico ponendo in evidenza i blog che vengono via via aggiornati.
Non ne ho mai gestito uno ma tecnicamente, per dare un’idea, penso che questo vada bene come modello http://karlmarxplatz.blogspot.com/
Qualcuno di voi ne ha già gestiti? Se è una novità posso smanettare un poco con blogspot e vedere come si fa, naturalmente se l’idea vi trova concordi.
Non avendo nulla contro tutto ciò che aumenta la comunicazione e quindi tanto meno contro i metablog mi sono documentato sul link in oggetto leggendone il perché. Interessante è la motivazione che adducono per l’aggregazione: “L’aggregatore non intende mettersi in concorrenza con altri come Kilombo, Kligg,Leftlab o con il Baretto della Politica, quanto piuttosto affiancarsi ad essi, per fare in modo che i blog di sinistra possano avere maggiore visibilità e che ognuno abbia almeno un posto dove sentirsi “a casa”.
Al di là dell’apertura verso altre esperienze “sezioni di blog che non si occupano di politica o che non si sono “schierati” politicamente e che parlano dei temi più disparati oltre che una sezione che raccoglie alcuni dei più significativi blog di destra” il motivo alla base della creazione del metablog è dunque quello identitario. Il progetto sembra essere “se creo un posto solo dove c’è tutto per gli utenti di una certa idea politica questi verranno qua”.
Contemporaneamente sulla Repubblica leggevo un’interessante indagine sul crowdworking dove venivano elencati i centesimi di euro che possono essere guadagnati se ci si collega a certi siti e si accetta di scrivere recensioni di film, digitare I Like su pagine facebook, twitter, copiare biglietti a visita ecc… Una paga veramente infima per noi ma che corrisponde ad un piatto caldo per molte persone per il globo.
Mentre ragionavo se la lettura sul crowdworking sarebbe stata utile per dare un giudizio se fare o meno un nuovo aggregatore, mi è caduto l’occhio sul post del perché: era stato scritto il 13/10/2009. Due anni fa, in Internet un’era geologica. Ma è corretto definire un’idea obsoleta solo per la sua età anagrafica? Non credo anche se bisogna tenere bene in conto delle ragioni che stanno alla base delle nuove tendenze. Per cui ho scoperto che definendo uno spazio, in funzione dell’idea che quelli che vi partecipano vogliono aumentare le loro connessioni, è possibile trovare una modalità di confronto.
In questo spazio gli attori sono i blogs, le persone che devono leggerli e le connessioni tra i primi e i secondi.
La proposta dell’aggregatore nella sostanza crea un nuovo blog con dentro una copia di tutti gli altri blogs.
Il crowdworking non copia i blog, ma si occupa o di aumentare il loro contenuto, creandone di nuovo a basso costo, o crea delle nuove connessioni tra il contenuto dei blogs e gli utenti presenti nello spazio. Attenzione l’aumento del contenuto rende possibile a sua volta l’aumento delle connessioni possibili.
E’ intuibile che l’aggregatore non ha al suo interno regole per aumentare le connessioni, per cui, a meno di altre azioni, possiamo supporre che il numero delle connessioni tra i post e i lettori rimanga invariato. Se metto insieme tre blog, ho probabilmente la somma degli utenti dei tre blog come utenti del metablog. E’ vero che ciascun utente può vedere i contenuti dei tre blog ma il problema non è la permanenza degli utenti affezionati alla visione dei blog, quanto quello di avere utenti nuovi e cioè di aumentare le connessioni.
La bilancia pende dunque pesantemente per crowdworking? Solo se si accetta come metodo di lettura la topologia proposta, accettazione che non mi entusiasma se fatta in modo acritico. Perché non sperimentare?
“Sono molto contento della quantità incredibile di cose successe, ma purtroppo non vedo tanta gente che usa il Web in modo efficace per realizzare nuove idee. Internet è nato come piattaforma per lavorare insieme, e invece quasi tutti si limitano a usarlo per leggere e basta. Evidentemente gli strumenti di collaborazione che abbiamo non sono ancora adeguati”.
condivido, dobbiamo passare alla fase operativa: nomi e cognomi, indirizzi web, regole scritte e tempi per partire a verificare se funziona. io cisono, ma decidiamoci da dove ci parliamo e con chi ci parliamo perlomeno per partire.
ciao
romano
Confesso che non ho ben capito tecnicamente come funziona il crowdworking ma mi documenterò meglio.
Non ho nulla in contrario, ad ogni modo, l’importante è il risultato più che il contenitore tecnico.
Il crowdworking è una tecnica per fare lavorare tante persone insieme. E’ un concetto che si applica ormai a molti ambiti e il caso più eclatante è wikipedia sicuramente. Nell’articolo più che al crowdworking in se facevo riferimento alle specifiche attività che fanno fare alle persone adesso che sono sostanzialmente attività di propagazione dei contenuti….