Osservando a posteriori alcuni risultati mi è tornato alla mente il payoff della memorabile e fortunata campagna pubblicitaria creata dell’agenzia Young & Rubicam di Londra “La potenza non è niente senza controllo” .
Mi spiego meglio. Il movimento Salviamo il Paesaggio ha lanciato come sua attività primaria un censimento del suolo con l’intento dichiarato di aumentare la consapevolezza generale a fermare il consumo di nuovo suolo, riutilizzando il suolo già costruito ma per per qualche ragione andato in disuso, non utilizzandone di nuovo perché non c’è necessità di farlo in quanto le abitazioni disponibili eccedono la domanda e per tante altre buonissime ragioni.
Nei primi giorni di lancio del movimento si è discusso di strumenti innovativi per fare questa operazione da affiancare ad un questionario specifico che è stato inviato a tutti i comuni. L’intento della proposta era di aumentare la partecipazione dei cittadini e quindi implicitamente stimolare le amministrazioni pubbliche ad una sollecita risposta al questionario.
Dovendo mappare ad esempio gli edifici abbandonati la cosa più ovvia che è venuta in mente a molti è stato di utilizzare delle mappe e la scelta è caduta da un lato su strumenti open come Ushahidi e dall’altro su strumenti specifici come Impossible Living che avessero caratteristiche di gratuità.
A distanza di un anno, non avendo nessuna pretesa di esaustività sono andato a guardare quanti hanno partecipato a questa attività e ho preso alcuni snapshot. Torno a ripetere il tutto è basato sulla memoria di eventi a cui ho direttamente partecipato e non ha pretesa di un indagine scientifica.
I primi due esempi sono basati sulla piattaforma Crowdmap. Il primo è relativo proprio al Movimento di Salviamo il Paesaggio mentre la seconda esperienza fa riferimento ad un’area più ristretta come l’Emilia Romagna. La terza immagine utilizza una tecnologia sviluppata ad hoc in Italia e in quanto tale supportata da precise campagne di stampa e da un’attività promozionale specifica.
Come potete constatare voi stessi contando i pallini, il risultato in termini di segnalazioni, è piuttosto modesto nonostante che le tecnologie, da tutti i punti di vista, erano veramente potenti. Queste soluzioni, che hanno dato ottimi risultati in altri contesti come Haiti e in tanti altri posti, sembrano non avere avuto molto successo in Italia o perlomeno non per questa specifica esperienza.
Credo che sia interesse di tutti capire meglio l’uso degli strumenti che ci vengono messi a disposizione per poterli declinare in modo corretto se dovessero servire. Non dobbiamo prendere come scusa l’affermazione che non hanno funzionato perché ad Haiti c’era l’urgenza del terremoto, mentre Salviamo il Paesaggio, non ha queste caratteristiche dato che un tentativo è stato fatto anche per il terremoto dell’Emilia e dove le parole mappare per riqualificare significavano veramente qualcosa.
Meditiamo bene, perché l’atteggiamento di delegare la soluzione di un problema ad uno strumento viene usato spesso in quei momenti dove nasce un urgenza o un problema ha caratteristiche di complessità apparentemente non risolvibili con le pratiche tradizionali ma poi, finita la tensione, nessuno si preoccupa di verificare che fine ha fatto quella soluzione.
Anche perché, quando questi fenomeni sono sulla cresta dell’onda, l’accesso alla partecipazione è facilitato dal clamore generale. Il singolo spinto dal momento partecipa e ha una soddisfazione istantanea sentendosi subito parte di un tutto. L’indomani magari rientra e fa ancora qualcosa, ma i giorni successivi, quando il quotidiano riprende il sopravvento, ci si dimentica e ci si ricorda solo del positivo del primo momento.
Il dramma che non imparando niente dalla lezione siamo pronti reiterare l’errore alla prima sirena. Inevitabilmente ci dimenticheremo di verificare a distanza di tempo che fine ha fatto quell’esperienza. Temiamo forse di rimanerne delusi?
Dobbiamo sempre avere la forza di alzare il piede come fa Carl Lewis “il figlio del vento” e qualche volta sono sicuro che capiremo che tutto è andato bene grazie al fatto che anche noi il quel caso avevamo il giusto tipo di pneumatici.
Rispondi