Lo stesso Fondo Monetario, con insistenza crescente, sta rivedendo strategie troppo cocciutamente difese. La tesi, esposta una prima volta nell’ottobre scorso, è che un errore grave è stato compiuto, dai neo-liberisti intenti a salvare l’euro. L’errore consiste nell’aver creduto che il rigore non avrebbe compresso oltre misura sviluppo e occupazione. Olivier Blanchard, direttore dell’ufficio studi del Fondo, conferma in un rapporto dell’inizio 2013 che i calcoli sono stati sbagliati (almeno nel breve termine, ma il breve termine è tempo lungo per le società): i tagli alla spesa pubblica hanno avuto effetti depressivi – sulla domanda interna, sulla crescita, sullo stesso debito pubblico – molto più ampi del previsto. Sul Washington Post del 3 gennaio, Howard Schneider parla di mea culpa dei vertici Fmi, e di una “tempesta nei circoli econometrici”: degli economisti che, con Monti, basano le previsioni su modelli matematici [Barbara Spinelli – Repubblica]
Come entrerà questa informazione nel dibattito politico? Dubito male: è troppo complessa, bisogna ammettere di avere sbagliato e soprattutto bisogna pensare con la propria testa.
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