Changemaker? Adam Arvidsson

Tutti concordano sul fatto che il mondo deve cambiare, ma in che modo deve avvenire questo cambiamento? Fino ad ora nessuno ha immaginato una valida alternativa a un modello sociale che sembra essere arrivato al declino finale, e tanto meno ad una qualsiasi strategia realistica per affrontare una crisi ecologica di dimensioni potenzialmente rivoluzionarie.

I nostri tempi sono segnati da un pessimismo dell’intelletto che si manifesta nel fatto che nessuno sembra avere una seria alternativa per migliorare la situazione attuale e un ottimismo della volontà, in quanto, nonostante l’assenza di alternative, c’è un desiderio generale di cambiamento.

Anche la modernità industriale (ovvero quella intorno agli anni ’70) ha esaltato il cambiamento. La differenza è che allora il cambiamento aveva uno scopo chiaro, tutti sapevano, più o meno, ciò per cui stavano lottando (comunismo, democrazia liberale, sovranità nazionale, ecc.). Oggi, invece, manca il senso, la direzione del cambiamento. Non abbiamo idea di ciò che porterà il cambiamento o come sarà il futuro. Tuttavia, sappiamo che è necessario.

In parte la difficoltà di immaginare una direzione per il cambiamento deriva da una colonizzazione praticamente completa dell’immaginario da parte della cultura commerciale e dal concomitante declino della politica e di quella che un tempo era chiamata la “sfera pubblica”. [Continua Su Societing.org 4.0]

Da societing.org 4.0

Nel testo di Adam Arvidsson che consiglio di leggere ci sono per i temi che mi stanno più a cuore oltre i Taobao Villages anche delle altre indicazioni bibliografiche che andrebbero approfondite.

23. Neal Ungerleider, “Hold the storefront: how delivery-only ‘ghost’ restaurants are changing takeout”, Fastcompany, 20 Gennaio 2017, https://www.fastcompany.com/3064075/hold-the-storefront-how-delivery-only-ghost-restaurants-are-changing-take-out (consultato 18 maggio 2018)

Hold the storefront: how delivery-only ‘ghost’ restaurants are changing takeout

24. “Why Southeast Asia is leading the world’s most disruptive mobile business models”, Company Insights, 23  maggio 2017, http://www.acommerce.asia/mobile-commerce-explosive-sales-channel-thailand/ (consultato ii 16 maggio 2018); Vinnie Lauria, “LINE, WeChat, WhatsApp, Facebook: where most of Asia’s business deals are being done”, Forbes, 8 maggio 2017, https://www.forbes.com/sites/vinnielauria/2017/05/08/line-wechat-whatsapp-facebook-where-most-of-asias-business-deals-are-being-done/#1d72b39b757f  (consuItato il 16 maggio 2018); Michael Peel, “Thailand motorbike taxi crackdown deals blow to Uber”, Financial Times, 18 maggio 2016, https://www.ft.com/content/23f49294-1cc1-11e6-8fa5-44094f6d9c46 (consultato il 16 maoggio 2018). Sui commercianti di articoli vintage su Instagram, Carl Hamilton , “Seeing the world second hand: mad men and the vintage consumer”, Cultural Studies Review, 18(2).2012 pp223-42.

Why Southeast Asia Is Leading The World’s Most Disruptive Mobile Business Models

Credo che il miglior invito alla lettura possa derivare dal leggere questo breve estratto che pone in chiave dialettica quanto il libro ha cercato di illustrare contrapponendo società industriali a società industriose.

Il passaggio dal feudalesimo al capitalismo in Europa fu una vicenda lunga, complicata e molto violenta. Il contributo di Weber è stato quello di evidenziare il ruolo cruciale svolto da un nuovo immaginario, ossia l’etica protestante. Sebbene molti altri fattori spieghino la “grande divergenza” che ha determinato lo sviluppo del capitalismo europeo, l’esistenza di un tale nuovo immaginario continua a essere una causa necessaria, anche se non di per sé sufficiente. Come ho suggerito in questo capitolo, i protestanti e la loro “etica” sono stati il risultato di una storia più lunga di sviluppo di rapporti di produzione industriosi e dalla mentalità che con questi va di pari passo, una storia che risale almeno all’inizio del secondo millennio. Tuttavia solo quando questa mentalità, emergente è riuscita a raccogliersi in un immaginario coerente, con una sua visione della modernità, è stata capace di fungere da punto di scambio e di guidare le masse europee (e, con il tempo, anche non europee) verso la modernità. Oggi siamo bloccati nel realismo capitalista così come l’ancien régime era bloccato negli ideali e nelle visioni del mondo del suo passato feudale. Tuttavia è possibile percepire i semi di un immaginario diverso negli attori industriosi contemporanei che fanno affidamento sui beni comuni. Sembra quasi di assistere ritorno di una concezione preindustriale del valore che trova il proprio criterio in una combinazione di autenticità e reputazione (proprio come le corporazioni operavano sulla base di una concezione del valore che univa la nozione di qualità intrinseca alla reputazione dei mastri artigiani). Tutto ciò è particolarmente evidente nell’economia alimentare, dove sta emergendo in tutto il mondo una nuova ondata di agricoltori neorurali alla guida di una rivoluzione della “qualità” che si basa su una combinazione fra riscoperta, di metodi di produzione tradizionali, beni comuni della tecnologia digitale e un’attenzione alla biodiversità e alla sostenibilità. Tuttavia una simile visione sembra essere alla base di interi universi industriosi, dalle lotte contadine “meridionali”, come il movimento La Via Campesina, alle nuove comunità economiche rese possibili da blockchain, passando per gli agricoltori hipster. Tutti sono alla ricerca della “sovranità dei valori”, della capacità di impegnarsi nella partecipazione al mercato, come facevano le corporazioni medievali, salvaguardando al tempo stesso l’etica altamente specifica che orienta la pratica a cui questi prendono parte. Proprio come l’esperienza della peste nera è servita ad accrescere il senso di pia intensità che, alla fine, si è evoluto in puritanesimo e ha delegittimato la chiesa ufficiale, allo stesso modo l’esperienza dell’andare più a fondo nell’antropocene potrebbe anche rafforzare la forza e l’attrattiva di questo nuovo immaginario e consentirgli, strada facendo, di sviluppare le proprie istituzioni politiche.

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