La frase che mi sono sentito ripetere di più in questi anni è “io non capisco”. L’espressione veniva pronunciata quando parlavo di Ciboprossimo o di qualche suo aspetto particolare.
Per ovviarvi ho costruito moltissimi documenti per spiegarlo e soprattutto ho fatto nascere molte occasioni per farne vivere degli aspetti insieme alle persone che potevano capirlo o perché avrebbero potuto essere i suoi ambasciatori o i suoi primi attuatori. Ruralopoli, Mezzago, Iafue, un Orto a Milano, lo Pan Ner, Agrispesa, i documenti con la Scuola Ambulante sono solo le punte di un iceberg visto che gli stessi tratti potete trovarli in moltissime esperienze individuali a partire dai blogs, dai progetti sia quelli vinti che quelli persi e dai moltissimi lavori fatti intorno ai semi.
Magari vi sembreranno poco significativi, perché ormai tendono a non vedersi quasi più, ma una pagina con 100.000 fans, un blog con più di 350 articoli, un sito per dimostrare che Sussidiarietà e Filiere possono strutturare relazioni e infine un sito demo di quello che potrebbe essere la rete della quale credo abbiamo bisogno sono attivi e funzionanti ma del tutto ignorati.
Tutto molto bello, entusiasmante ma direi del tutto inutile visto che, una volta finita l’esperienza in comune, il lavoro fatto insieme svaniva e Ciboprossimo rientrava nella sua scatola, incompiuto, senza possibilità di camminare per quello che era insieme alle persone con le quali aveva investito energie e condiviso entusiasmi.
Controcorrente ho sempre pensato che le responsabilità dei propri atti siano personali e quindi gli effetti di questi comportamenti siano tutti da addebitare alle mie scelte. Per questo spetta a me o abbandonare o rilanciare in forma diversa. Chi mi conosce molto bene sa che la prima strada non mi appartiene e quindi per non mollare devo formulare qualcosa di molto diverso dall’approccio sin qui tenuto che riassumerei con questa frase:
Se fino ad adesso ho fatto qualcosa io per voi, adesso, se lo volete, fate qualcosa voi per me.
Se è vero che Ciboprossimo è virale vuol dire che è nel suo dna partire piccolo ed essere capace di crescere includendo in una spirale virtuosa nuovi aderenti. Se questo è vero posso partire da solo e chiunque si aggiungerà al progetto lo espanderà in modo naturale.
Per cui io parto con l’obiettivo di finire il progetto in tutte le sue componenti tecniche. Chi vuole, utilizzando un insieme di regole che non mi facciano ricadere nello schema perdente sin qui seguito, può aggiungersi e contribuire al suo successo.
Ecco le regole.
- Essendo un atto volontario le motivazioni della scelta di ciascuno devono trovarsi nella realtà materiale preesistente per cui nessuno spiegherà niente a nessun altro per invogliarlo ad entrare
- Tutte le decisioni devono essere approvate dal consiglio di amministrazione che si riunisce giornalmente.
- Nessuno può assegnare o riassegnare progetti ad un altro
- Chiunque può costruire un gruppo
- Un progetto, previa approvazione, deve essere portato avanti da in gruppo.
- Un gruppo può essere costituito da una persona.
- Un gruppo può gestire più progetti
- Progetti analoghi possono essere fatti da gruppi diversi
- Un progetto accettato dal consiglio diventa vincolante per tutti
- La partecipazione ad un gruppo è subordinata all’accettazione di chi ne fa già parte.
In accordo a questi dieci comandamenti io propongo la costituzione del primo gruppo che si dovrà occupare della tecnologia prima riallineando allo stato attuale dell’arte tutti i servizi software esistenti rendendo chiaro il ciclo complessivo delle attività che questi dovranno fare quando avranno raggiunto il grado di maturità che devono avere.
Buona giornata a tutti.
Vi aspetto e grazie
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