La necessità umana di “appartenenza” avvia processi di formazione ideologica con cui si attribuisce a fatti reali o alla loro narrazione, un valore fantastico che diviene riferimento culturale e sociale, si creano così i Miti. Oggi, la complessità della sfida, la totale assenza di VISIONI e la necessità di “sentirsi parte di” ha reso mitico l’Agricolore ed intorno a questa figura, si stanno costruendo narrazioni che non fanno altro che allontanarci dalla realtà e la realtà non è Istagram, non è Fb, non sono i titoli dei giornali. La realtà è fatta di campi sterili, di mancata sovranità alimentare, di migrazioni di anime disperate e tanto altro ancora.Questa Mitizzazione del Contadino Giusto, del Martire dalla zappa sporca, unita alla deriva Estetica fa si che, come già avvenuto all’Operaio, l’Agricoltore diventi poster da cameretta e così tutto il circo di pensatori, filosofi, divulgatori, opinionisti , comunicatori ed aspiranti leader ha finalmente del nuovo da rappresentare. La totale assuefazione all’immagine che oggi sembra sostituire il reale, ci mette nelle condizioni di sentirci: eroi, giusti, rappresentanti di un cambiamento che non avviene, grazie a qualche like. La realtà è che se la transizione di sistema in atto dovrà condurci alla sopravvivenza delle specie ( ricordiamo che in dubbio è il nostro vivere sulla terra non la vita della terra) non c’è altra “appartenenza” da considerare e se di sopravvivenza si parla non sarà il sacrificio dell’uomo solo in campo o la spesa etica che appaga l’ego dal piccolo borghese a salvarci. La lotta in corso non è tra uomin*, ma è degli uomin*, la fantomatica transizione avviene con il cambiamento dei grandi sistemi che come ogni grande sconvolgimento ha un alto costo sociale e questo costo gli ultimi sulla terra lo pagano già da tanto. Chiederei quindi con garbo di smettere di MITIZZARE la SCHIENA CURVA DEL CONTADINO e di iniziare a lavorare perché quel uomo in campo non sia più solo e sia oltretutto dotato di mezzi idonei a sentirsi parte del nuovo millennio e non residuo del medioevo , a questo aggiungerei la cortese richiesta ai ben pensanti e moralisti vari di tenere a conto che del loro giusto e sbagliato l’uomo che ha fame non se ne fa proprio nulla, come non serve alla natura , all’ambiente ma solo all’ego di chi ancora non ha colto la gravità del momento storico in corso.
Roberto Bruno su Facebook il 14/5/2021
Foto di copertina i soci della cooperativa Karadrà ben documentata in questa intervista sul Gambero Rosso
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