È difficile identificare la differenza fra una comunità e una folla, ma sappiamo riconoscerla quando la percepiamo. La comunità dà una sensazione buona. Dà la sensazione di appartenenza, di inserimento, di attenzione e cura attiva di qualcosa insieme. Una comunità nasce, in genere, quando un gruppo di persone che hanno un interesse in comune iniziano a interagire a vicenda per portare ulteriormente avanti quell’interesse. Richiede una partecipazione positiva da tutte le persone del gruppo.
Per trasformare un gruppo di estranei in una comunità, bisogna seguire due passi fondamentali: innanzitutto, coltivare un interesse condiviso fra estranei e, in secondo luogo, dare loro l'occasione e i mezzi per interagire relativamente a quell'interesse.
Questa è esattamente la cosa che un gioco multiplayer fa al meglio, Concentra l’attenzione di un gruppo di persone su un obiettivo comune, anche se quelle persone pensano di non avere nulla in comune, e dà loro mezzi e la motivazione per perseguire quell’obiettivo, anche se in precedenza non avevano alcuna intenzione di interagire fra loro.
Una comunità di gioco fra estranei dura a lungo? Non sempre. Talvolta dura solamente quanto il gioco stesso. Può darsi che i giocatori non si vedano o non si parlino mai più. E va bene anche così. Spesso tendiamo a pensare che le comunità siano migliori quando sono di lungo periodo e stabili, e certo la coesione di una comunità può crescere nel tempo. Ma le comunità possono generare benefici reali anche quando durano solo per giorni, ore, o addirittura minuti.
Quando abbiamo una comunità, percepiamo quello che gli antropologi chiamano communitas, uno spirito comunitario. La communitas è un senso potente di essere insieme, di solidarietà e di connessione sociale, e protegge contro la solitudine e l’alienazione
Anche un minimo senso di communitas può essere sufficiente per riportarci nel mondo sociale se ce ne sentiamo isolati, o per rinnovare il nostro impegno a partecipare attivamente e positivamente alle vite delle persone che ci circondano. Sperimentare una breve scarica di comunità in uno spazio che in precedenza sentivamo non invitante o semplicemente non interessante, può anche trasformare in modo permanente la nostra relazione con quello spazio. Diventa uno spazio in cui agire ed essere al servizio, non solo passare in mezzo o osservare.
Evans e Johnson, i progettisti di Comfort of Strangers, sono convinti che sperimentare la communitas in un gioco quotidiano può far scattare un gusto per tipi di azioni comunitarie che rendono il mondo un posto migliore. Imparare a improvvisare con gli estranei per un fine condiviso insegna ai giocatori quella che si chiama “intelligenza dello sciame” — intelligenza che rende le persone più capaci e più inclini a fare squadra per raggiungere finalità positive. “Facendo giochi, sogniamo di altre cose rivoluzionarie che l’intelligenza dello sciame può rendere possibili. Un futuro con meno anidride carbonica, creatività di massa, vivere felici con meno.”
Non è un’idea poi così radicale. Per capire perché, esaminiamo due altri giochi progettati per creare momenti inattesi di communitas in uno spazio specifico condiviso: Ghosts of a Chance, un gioco per un museo nazionale, e Bounce, un gioco per un centro per pensionati. Entrambi questi progetti pionieristici dimostrano l’importanza crescente di divertirsi di più con gli estranei e di usare i giochi per accrescere la nostra capacità di partecipazione comunitaria.
Da Jane McGonigal – La realtà in gioco pagina 183 e seguenti. Fa un po il seguito a quanto scritto su Girazapatista
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