Un particolare approfondimento della definizione di luogo è stato proposto da Giacomo Becattini nella comune ricerca sulla coscienza di luogo,” nel trattare il rapporto inscindibile fra luoghi e territorio nei processi economici:
molti luoghi apparentemente anodini erano molle caricate nei secoli; che, se si creavano le condizioni per la loro liberazione, potevano cambiare il volto di un paese. In breve: i pratesi, i biellesi, i carpigiani e tanti altri ceppi locali di popolazione hanno fatto qualcosa che alla maggior parte dei professori di economia appariva impossibile; l'acqua del loro know-how artigiano e delle loro culture locali si è trasformata nel vino delle esportazioni e nella joie de vivre di gruppi sociali, anche di modesta estrazione. Ecco questo è il territorio - una cosa profondamente diversa dallo spazio dei teorici della localizzazione e dei trasporti, in cui le distanze culturali non si possono misurare, in cui potenzialità di sviluppo sono nascoste nelle pieghe più inattese delle società locali. E a queste «molle caricate nei secoli» che ancoriamo un ritorno al concetto cattaneano di territorio come «realtà costruita dall'uomo»; un termine riassuntivo che permette di approfondire attraverso l'analisi comparata lo sviluppo differenziato dei luoghi.
La ripresa del concetto dì luogo rovescia dunque il rapporto fra produzione e territorio; rovesciamento che comporta un diverso e più complesso ruolo del patrimonio territoriale, che non è più strumento settoriale (come ad esempio nella maggior parte dei distretti industriali) e funzionale al profitto d’impresa, ma strumento integrato – «corale» appunto – della realizzazione del «principio territoriale», funzionale alla produzione di beni comuni rivolti al benessere sociale degli abitanti/produttori. Questo rovesciamento concettuale alimenta l’utopia becattiniana di un mondo globale fatto di reti di scambio solidale fra tanti «made in», incentrati sull’identità del luogo: un’utopia in cui il rovesciamento di causalità fra i due concetti di luogo e produzione a favore del primo (simmetrico rispetto all’idea olivettiana della superiorità del principio territoriale sul principio funzionale) consente il passaggio dalla teoria del valore delle merci alla teoria della felicità umana.” È lo spirito del luogo, dunque, a educare la comunità che lo abita: il luogo inteso come insieme di caratteri identitari, sia di saperi e risorse ambientali sia di culture, stili di vita, caratteri «bernoccoli» culturali, modelli sociali. A questa idea di territorio dei luoghi, a questa «molla caricata nei secoli» Becattini attribuisce la forza di produrre non solo ricchezza ma anche felicità; il che lo porta a proporre un’economia della felicità finalizzata alla soddisfazione degli interessi degli abitanti e non del profitto.
Da Il Principio Territoriale Pag 57/58
