Ora, vorrei provare a percorrere una strada diversa e cercare di spiegare la nostra identità attraverso un altro concetto: quello di narrazione. Iniziamo leggendo un passaggio dal paper di Daniel Dennett “The Self as a Center of Narrative Gravity”. Dennett scrive:
Cercherò di chiarire [che cos’è il sé] tramite un’analogia con un altro tipo di oggetti fittizi: i personaggi letterari. Prendiamo Moby Dick e apriamolo a pagina uno. Dice, “Chiamatemi Ishmael”. Chiamate chi Ishmael? Chiamate Melville Ishmael? No. Chiamate Ishmael Ishmael. Melville ha creato un personaggio fittizio chiamato Ishmael (Dennett 1992, 105, traduzione mia).
L’idea è che introducendo il nome ‘Ishmael’ nella storia, quello che Melville fa è creare un personaggio fittizio. Inizialmente, questo personaggio è costituito da nulla più che il suo nome. Tuttavia, a mano a mano che la storia va avanti vengono date sempre più descrizioni del personaggio ed esso, in un certo senso, prende vita. Il suggerimento è che qualcosa di molto simile accade nel caso dell’identità personale.
Fonte l’Indiscreto anche dell’immagine di copertina
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