Politiche Locali del Cibo

Ho raccolto qui senz’altro fine di ricordarmi dove erano alcuni importanti lavori della Rete Italiana delle Politiche Locali del Cibo . Questi elaborati sono preziosi visto che sono il frutto del lavoro e delle connessioni di più di 500 tra accademici, ricercatori, amministratori e attivisti coinvolti, per finalità di ricerca o professionali, nella pianificazione di sistemi del cibo territoriali sostenibili.

Atlante del Cibo Roma

buonissimap – Botteghe di eccellenza pag 279

I sistemi locali del cibo e la governance territoriale multilivello come
prospettiva per la trasformazione alimentare

La prospettiva dei sistemi locali del cibo focalizza l’attenzione proprio sulle piccole imprese familiari per la loro rilevanza e per la maggiore sostenibilità delle loro pratiche produttive e di cattura. Infatti, in Italia il 72% delle aziende agricole ha una dimensione inferiore ai 5 ettari e il 50% inferiore a due ettari (CREA,2021) Circa il 90 % delle 570 milioni di aziende agricole del mondo sono gestite da famiglie e gestiscono il 75% delle terre agricole sebbene la definizione di piccola impresa familiare vari certamente a seconda del contesto. [Fonte]

Attualmente il cibo si muove su filiere globali, in media il cibo per arrivare sulle nostre tavole deve percorrere oltre 1000 km (Pekka Kinnunen et al. 2020; Schnell, 2013) che sono controllate dai grandi operatori della filiera, in particolar modo dalla distribuzione alimentare che si posiziona al centro del c.d. imbuto della filiera alimentare. In Italia, ad esempio, 1 milione di aziende produttrici per arrivare ad un mercato di consumatori di 25 milioni di famiglie sono intermediate da circa 150.000 operatori della distribuzione, il 74,5% delle vendite alimentari passa dalla distribuzione moderna, dove il 63,1% è riferibile a ipermercati, supermercati, libero servizio e discount a cui corrisponde il 90% del fatturato. I primi tre distributori della GDO coprono da soli il 34% delle vendite alimentari. Questo significa che la GDO controlla lo sbocco al mercato da parte dei produttori agricoli. Soprattutto i piccoli produttori non sono in grado di soddisfare le esigenze di approvvigionamento della GDO e hanno poco potere negoziale. Queste dinamiche di potere possono portare anche a pratiche sleali, tanto che il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva (UE) 2019/633, proprio in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare. Questa dovrebbe essere applicata anche per proteggere i produttori dei paesi in via di sviluppo. [Fonte]

Per promuovere i sistemi produttivi territoriali è cruciale sostenere l’accorciamento delle filiere attraverso la promozione di nuove dinamiche di domanda-offerta e di canali commerciali alternativi, che hanno l’obiettivo di una più equa redistribuzione del valore economico a favore dei produttori agricoli, con effetti positivi che si estendono all’ambiente con la riduzione delle food miles e food foot print e la riduzione dello spreco alimentare, alla freschezza e salubrità degli alimenti e, dal punto di vista della governance, alla democratizzazione del sistema alimentare attraverso un controllo della filiera dal basso.
In risposta alla crisi economica, sociale e ambientale del sistema agroalimentare industriale, negli ultimi vent’anni si sono sviluppate e consolidate un’ampia varietà di innovazioni dal basso come le filiere corte che includono diverse forme organizzative quali: la vendita diretta in azienda o in punti vendita, vendita diretta attraverso e-commerce, mercati contadini, gruppi di acquisto solidale (GAS), cooperative d’acquisto, negozi collettivi di vendita etc. In Italia sono censiti circa 1.200 GAS, ma si stima che ne esistano almeno il doppio, vista l’informalità e la dinamicità che caratterizzano il fenomeno. Negli ultimi dieci anni, secondo Coldiretti, i mercati contadini di Campagna Amica sono passati da 592 a 1.189 e vedono il coinvolgimento di 12 mila aziende. La Cia dal canto suo ha promosso il progetto la Spesa in Campagna. Anche i Mercati Della Terra di Slow Food stanno avendo un notevole incremento sia a livello nazionale che internazionale, ponendo il rapporto diretto tra consumatori e produttori come centrale (“consumattori”) in particolar modo nella parte didattica e relazionale necessariamente sempre presente. [Fonte]

Per rispondere ai bisogni il problema da risolvere è quello della crescita di scala. Grazie alle tecnologie digitali è possibile perseguire crescita di scala senza seguire logiche di economia di scala (obbligando la crescita dimensionale delle aziende produttrici) e senza espansione geografica del mercati. Infatti, le tecnologie digitali che sono state utilizzate tradizionalmente per promuovere la globalizzazione dei mercati agro-alimentari oggi possono essere utilizzate per la realizzazione dell’”intensificazione locale” definibile come la capacità di aumentare il numero delle aziende che possono accedere al mercato, e di aumentare il numero dei consumatori finali e di raggiungere i consumatori intermedi nell’ambito di uno spazio circoscritto definibile come locale. Territorializzare, significa anche sviluppare sistemi ibridi basati su nuove alleanze strategiche, tra produttori locali e GDO, filiere corte e filiere lunghe, tra piccoli produttori e grandi produttori. Il perno concettuale di queste nuove alleanze strategiche è indubbiamente la sostenibilità declinata nei vari ambiti economici ambientali e soprattutto sociali.

La digitalizzazione della filiera alimentare è un al centro del dibattito sulla transizione dei sistemi alimentari. Anche per effetto del covid-19 la digitalizzazione della distribuzione alimentare ha avuto un’accelerazione straordinaria negli ultimi 3-4 anni. Secondo i dati forniti dall’Osservatorio eCommerce B2c, nel 2018, in Italia, il giro d’affari dell’e-commerce food & grocery raggiungeva 1,1 miliardi di euro con un tasso di penetrazione attorno allo 0,5%. Nel 2020, il tasso raggiunge l’1,6%, 2,5 miliardi di euro, un miliardo di euro in più rispetto al 2019. Rispetto a queste opportunità di mercato si sta affermando una piattaformizzazione del mercato alimentare dominato dai grandi operatori globali: nel comparto del foodelivery operatori come Just Eat e Deliveroo controllano il mercato e si stanno muovendo anche nel mercato delle dark kitchen (sono cucine indipendenti, non appartenenti a uno specifico ristorante, che preparano pietanze destinate esclusivamente al delivery), Amazon è entrata nell’e-grocery aprendo Amazon Fresh, in Italia sono presenti sedi a Milano, Roma, Torino, Bologna e Bergamo. Questa piattaformizzazione esaspera ancora di più il dominio della filiera da parte dei giganti globali e pertanto si rende necessario sviluppare piattaforme digitali dal basso, che siano in grado di sviluppare dinamiche di intensificazione locale (Berti, 2021) [Fonte]

Ma nessuno osa proporre un cambio di paradigma: passare da un welfare assistenziale di protezione, a un welfare comunitario e di sviluppo. [Fonte]

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