Prof. Augusto Ciuffetti, Lei è autore del libro Appennino. Economie, culture e spazi sociali dal medioevo all’età contemporanea edito da Carocci: quali assetti territoriali caratterizzano la dorsale appenninica?
… Nel più generale contesto dell’espansione economica e demografica del basso medioevo, anche l’Appennino registra una crescita della popolazione che si incardina su un consolidamento di vecchi insediamenti e sulla nascita di nuovi villaggi. Spesso si tratta di minuscoli insediamenti (le cosiddette ville dei monti Sibillini), le cui popolazioni riescono a sopravvivere integrando la coltivazione di piccoli appezzamenti di terra con la pratica degli usi civici e partecipando alla gestione e allo sfruttamento di beni comuni o collettivi, solitamente occupati da pascoli e boschi. Intorno al secolo XI una fitta rete di centri abitati d’altura (nella fascia altimetrica compresa tra gli 800 e i 1500 metri) copre, ormai, l’intera dorsale. Nello stesso tempo si definisce un capillare sistema di tratturi, sentieri, mulattiere che tende anch’esso a salire lungo le pendici delle montagne, permettendo un regolare collegamento tra “terre alte” e “terre basse” e l’inserimento dei queste aree interne in circuiti commerciali a vasto raggio.
Quali caratteristiche presenta l’economia appenninica?
Il carattere più importante che presenta l’economia appenninica nel lungo periodo è quello dell’integrazione. Alla base di ogni sistema locale si colloca una piccola proprietà terriera, quasi sempre insufficiente, a causa della ridotta dimensione degli appezzamenti e delle basse rese agrarie, a garantire la sussistenza dei nuclei familiari. Queste scarse risorse si integrano con forme di pluriattività, che permettono di svolgere più mestieri, oppure ricorrendo alle migrazioni stagionali, alle quali si lega, ancora una volta, una vasta gamma di attività diverse. Il contadino può essere al tempo stesso carbonaio e fornaciaio, venditore ambulante e bracciante. Nell’ottica dell’integrazione un ruolo fondamentale è svolto anche da una capillare rete di opifici, piccole manifatture e laboratori (mulini, gualchiere, ferriere, cartiere, concerie, segherie, lanifici), che soddisfano tutte le esigenze dei mercati locali. Grazie ai collegamenti che sempre nel lungo periodo si stabiliscono tra “terre alte” e “terre basse”, questi siti protoindustriali riescono ad entrare anche in circuiti commerciali a più vasto raggio. Si tratta di un sistema economico tradizionale che resiste fino al XX secolo e che si dimostra capace di convivere, prima della sua definitiva scomparsa, con lo sviluppo industriale dell’Italia.
Fonte del testo incompleto assolutamente da leggere
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