Radical Mycology

Un movimento scientifico «dal basso» qui sembrare improbabile, invece ha una ricca tradizione. Lo studio accademico «professionale» degli organismi viventi conobbe uno nuovo slancio solo nel Deciannovesimo secolo. Le più grandi scoperte della storia della scienza sono frutto dell’entusiasmo di dilettanti appassionati e sono avvenute al di fuori delle università. Oggi, dopo un lungo periodo di specializzazione e professionalizzazione, assistiamo a un esplosione di nuovi modi di fare scienza. A partire dagli anni novanta progetti promossi dalla citizen science (o «scienza dei cittadini»), gli hackerspace e i makerspace, spazi fisici di collaborazione per appassionati di una particolare disciplina scientifica, sono diventati sempre più diffusi e hanno dato nuove opportunità ai non specialisti di portare avanti le proprie ricerche. Come potremmo chiamare questi appassionati? Sono il «pubblico»? Cittadini scienziati? Esperti non specialistici? O semplici dilettanti?

Peter McCoy è un artista hip-hop, un micologo autodidatta e il fondatore di un’organizzazione chiamata Radical Micology che si occupa di sviluppare soluzioni fungine ai tanti problemi tecnologici ed ecologici che ci troviamo ad affrontare. Come spiega nel suo libro Radical Micology – un ibrido tra un manifesto, un manuale e una guida alla coltivazione dei funghi – il suo obiettivo è «creare un movimento micologico “popolare” di esperti nella coltivazione dei funghi e nell’applicazione della micologia».

Radical Micology è parte di un più ampio universo di mitologia fai da te nato dalle pratiche di coltivazione dei funghi allucinogeni inaugurate negli anni 70 da Terence MacKenna e Paul Stamets. Il movimento è cresciuto insieme agli hackerpace,.ai progetti scientifici collettivi e ai forum online fino ad assumere la sua forma attuale. Anche se gravitano principalmente interno all costa occidentale del Nordamerica, le organizzazioni micologiche di base si stanno diffondendo rapidamente in altri paesi e continenti. L’aggettivo «radicale» deriva dal latino radix, «radice». Gli interessi della micologia radicale scaturiscono letteralmente dalla «radice» dei funghi, il micelio”.

E per questi appassionati di funghi che McCoy ha fondato Mycologos, una scuola di micologia online. La micologia è un sapere complesso e spesso inaccessibile. L’obiettivo di McCoy è ridefinire i rapporti tra gli umani e i funghi fornendo informazioni rapidamente assimilabili: «Immagino squadre di Micologi radicali senza frontiere che viaggiano per il globo, condividono le loro conoscenze e scoprono nuovi modi per lavorare con i funghi.Se un micologo radicale ne addestra dieci, quei dieci ne addestreranno cento, e quei cento altri mille. È esattamente così che si estende il micelio».

Nell’autunno del 2018 ho partecipato all’incontro biennale di Radical Micology in una fattoria dell’Oregon. Insieme a me c’erano più di cinquecento fan dei funghi, coltivatori, artisti, appassionati in erba e attivisti sociali e ambientali. Con un cappello da baseball in testa, un paio di scarpe da ginnastica logore e occhiali dalle lenti spesse, McCoy era pronto per il suo discorso inaugurale intitolato e «Micologia della liberazione».

Per la coltivazione dei funghi su qualsiasi scala, è necessario avere un fiuto infallibile nella scelta del materiale in modo da soddisfare il loro vorace appetito. I funghi che sviluppano corpi fruttiferi proliferano nel caos prodotto dagli esseri umani. Coltivare qualcosa tra i rifiuti a scopi commerciali è una specie di pratica alchemica. I funghi trasformano un ostacolo in un bene di valore da cui può trarre beneficio sia chi ha prodotto i rifiuti, sia il coltivatore, sia il fungo. L’agricoltura in particolare produce molti rifiuti: la percentuale di scarto nelle piantagioni di olio di palma e di olio di cocco è pari al 95 per cento della biomassa prodotta: quella delle piantagioni di canna da zucchero è pari al’83 per cento. E risultati della vita urbana, non sono migliori. A Città del Messico, per esempio, i pannolini usati costituiscono tra il 5 e il 15 per cento del peso complessivo del rifiuti solidi. Alcuni ricercatori hanno scoperto che il micelio dell’onnivoro Pleurotus – un fungo della carie bianca del legno che sviluppa corpi fruttiferi edibili comunemente chiamati orecchioni o funghi ostrica – può crescere felicemente con un dieta a base di pannolini usati. Nel giro di due mesi, una volta rimossa la copertura di plastica, i pannolini sottoposti all’azione del Pleurotus perdono circa l’85 per cento della loro massa di partenza, in confronto a una misera riduzione del 5 per cento senza l’intervento del fungo. Inoltre, i corpi fruttiferi del Pleurotus sono risultati sani e privi di malattie di origine umana. Progetti simili sono in corso in India. Coltivando il Pleurotus nei rifiuti agricoli – attraverso una combustione enzimatica del materiale – la quantità di biomassa bruciata per combustione è minore e migliora la qualità dell’aria.

McCoy sosteneva un approccio radicale basato sull’empirismo «dal basso». Io ero scettico. Il micorisanamento, mi dicevo, avrebbe bisogno di una grande spinta istituzionale. I bizzarri esperimenti casalinghi vanno benissimo, ma sono senz’altro necessari studi di più ampio respiro. Come potrà progredire questo campo senza progetti ambiziosi, consistenti borse di studio e l’attenzione delle istituzioni? Trovavo difficile immaginare che un esercito di dilettanti, per quanto scrupolosi, avesse la strumentazione adatta o la credibilità necessaria per fare significativi passi avanti.

Poi ho capito che McCoy promuoveva questo approccio non perché disprezzasse la ricerca ufficiale, ma perché ce n’è troppo poca. A questa mancanza contribuiscono vari fattori. Gli ecosistemi sono complessi e non può esserci un’ unica soluzione fungina valida per tutti i siti e in tutte le condizioni. Per sviluppare protocolli di micorisanamento applicabili su larga scala e immediatamente disponibili servono grossi investimenti, una rarità nel settore della bonifica ambientale che, generalmente, è condotta soprattutto da aziende costrette da obblighi di legge, e dunque riluttanti. L’interesse verso soluzioni sperimentali o alternative è piuttosto scarso. Inoltre c’è un’industria in piena espansione specializzata in bonifiche con metodi tradizionali, che scava tonnellate di suolo inquinato, le trasporta altrove e le brucia. Malgrado i costi e la devastazione ecologica causata da queste pratiche, non c’è nessuna fretta di sostituirle. I micologi radicali non hanno altra scelta che prendere in mano la situazione.

“Una delle innovazioni più rivoluzionarie risale al 2009. I fondatore di mycotopia.net – un forum sulla coltivazione dei funghi magici -, noto solo tramite lo pseudonimo «hippies3», escogitò un modo per coltivare funghi senza rischi di contaminazione. Questa scoperta ha cambiato tutto. La contaminazione è un rischio per qualunque coltivatore di funghi. Il materiale appena sterilizzato è caratterizzato dal «vuoto biologico», ma appena viene esposto all’affollato mondo all’aria aperta, la vita si riversa immediatamente su di esso. Attraverso l’uso delle «porte di accesso» proposto da hippie3 però, i coltivatori dilettanti possono evitare l’acquisto di kit costosissimi e il ricorso a procedure complicate. Bastano una siringa e un vasetto di vetro modificato. Questo trucco si è diffuso in fretta. Secondo McCoy, è stato uno degli sviluppi più importanti nella storia della micologia – grazie al quale possono ottenere «risultati da laboratorio senza un laboratorio» – e ha cambiato per sempre la coltivazione dei funghi. Sorridente ha fatto uscire una goccia di liquido dalla siringa che teneva in mano. «Un brindisi a hippie3».

Fonte del testo L’ordine Nascosto – Merlin Sheldrake pagina 224 / 232 / 233 / 236

Fonte dell’immagine di copertina

Sostituendo alle ife e ai miceli, filiere e prossimità troverete Ciboprossimo come testimonia quanto raccontato in questo link.

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