Su Repubblica di ieri c’era un’ intervista al professor Novelli dove questi illustrava i problemi legati alla disponibilità di piattaforme tecnologiche per supportare la democrazia partecipativa che è alla base del Movimento 5 Stelle. L’articolo finiva proprio con questa frase “Per avvicinarci a un compimento dell’idea di democrazia partecipativa servirà un lavoro di formazione sociale e di ricerca della piattaforma ideale. Quella che offra le migliori applicazioni per l’espressione politica di massa, protetta e garantita. Ma dai numeri in Parlamento, la spinta sociale appare importante: dalla società e dalla Rete emerge una necessità di definire sempre più un sentire comune tra le Camere e i rispettivi corpi elettorali. In un certo senso, qualche seme di partecipazione diffusa ha già dato i suoi frutti: i cittadini, nell’attesa di diventare elettori attivi, di democrazia ne chiedono sempre di più.”
Le parole di Marco Bracconi sullo stesso giornale “Se è vero che la democrazia diretta attraverso la rete è il fine ultimo di Grillo e Casaleggio, dov’é che si può trovare un prospetto chiaro di come essa funzionerà tecnicamente, con quali meccanismi, quali poteri di controllo, quali bilanciamenti, quali istituzioni, quali soggetti pubblici di riferimento?” in fondo denotano la stessa richiesta articolandola non dal un punto di vista accademico quanto da un punto di vista politico.
D’altro canto è Grillo stesso a denunciare il ritardo proprio tramite il suo blog “Il M5S dispone di un programma che sarà sviluppato on line nel tempo da tutti i suoi iscritti. La piattaforma, uno spazio dove ognuno veramente conterà uno, è in fase di sviluppo dopo il rallentamento dovuto all’anticipo delle elezioni.“
Detto questo aggiungo anche il mio punto di vista, come stanno facendo milioni di persone, a proposito dell’impasse di questo inizio di legislatura.
Visto che per fare il governo serve un accordo, io credo che l’unico accordo sensato sarebbe tra un Bersani che vuole fare diventare il PD una forza di sinistra e un Grillo che voglia fare diventare il Movimento il Movimento del Non Statuto. Perché questo accada devono riconoscere reciprocamente che sono entrambi lontani dai rispettivi obbiettivi ma che se si mettono insieme, facendo e non parlando, tra cinque anni saremo tutti più avanti. In questo periodo Bersani dovrà fare cose di sinistra e Grillo dovrà finire di mettere a posto le piattaforme promesse, provarle, sperimentarle e magari loro, insieme a noi, capire che cosa è meglio e che cosa è peggio, proprio come auspicato dal professor Novelli. Dubito che uno scenario così complesso sia possibile anche perché dovrebbero aggiungere un paio di punti: fare lo stesso percorso per l’Europa, visto che è tutto tranne che qualcosa che serve e reinventarsi l’economia che lasciamo stare che cosa è in questo momento.
So che è un sogno ma almeno per qualche giorno mi piacerebbe non dover pensare che l’unica strada sia l’incubo della normalità teorizzato da De Bortoli dove Napolitano mette insieme tutti i cocci nella solita prospettiva, dove nulla cambia e non vuole neanche far sembrare che tutto cambi.
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